Voglio affrontare oggi la Riatletizzazione dal punto di vista della Prevenzione, altro pilastro della preparazione ai gesti atletici dell’tleta che garantisce maggiori performance e minor assenze in campo.
I periodi migliori per riatletizzare sono quelli al di fuori delle competizioni agonistiche, come può essere il periodo precampionato o i periodi di transizione dei campionati. In questo caso andiamo a ripristinare le funzioni di un calciatore che ha subito un infortunio precedente e non recente. La fase di riatletizzazione diventa allora una riatletizzazione preventiva. Prima, il recupero seguiva questo iter: Trauma > Intervento chirurgico > Riabilitazione > Ritorno in campo. I rischi però erano: Recidive > Compensi e vizi posturali > Performance compromessa. Ora il recupero è inteso così: Trauma > Intervento chirurgico > Fisioterapia/Riabilitazione > Riatletizzazione. L’iter segue un percorso con lavoro muscolare generale già nelle prime fasi, quindi vi è una ripresa graduale delle gestualità specifiche.
I requisiti per una corretta ripresa dell’attività agonistica, infatti, sono:
- tempi biologici da rispettare
- buon supporto muscolare
- controllo propriocettivo massimale
- corretta gestualità
- condizione fisica generale adeguata
Bisogna tener presente che la prestazione atletica post-infortunio è condizionata dal:
- timore, paura
- recidive
- poter sostenere i carichi di lavoro
Sono questi i motivi che ritardano o frenano l’atleta nel ritornare ai livelli precedenti e ad esere perciò inserito a pieno titolo nel gruppo senza condizionamenti.
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