Ciclismo: la posizione migliore
Posizione bassa della piega o alta e lunga; qual è la migliore in termini di aerodinamica e di biomeccanica? Negli ultimi anni, in riferimento alla posizione della piega manubrio, abbiamo assistito a un modo di agire alquanto contraddittorio. Da una parte, si è sposata la tesi che il ciclista è aerodinamicamente efficiente ed esteticamente bello allorquando il manubrio viene posizionato molto in basso rispetto alla sella (vedi il professionista Michele Bartoli). Da un’altra parte, abbiamo visto il diffondersi delle appendici sul manubrio, prolunghe che simulano la posizione alta e lunga della pista, delle crono e delle frazioni del triathlon. Ma qual è la migliore posizione aerodinamica, quella bassa di manubrio o quella alta e lunga? E ancora, delle due, quale soddisfa maggiormente le esigenze di comodità e di ripartizione del peso e di lavoro biomeccanico?
Sovraccarico sulla schiena
Sulla base dell’esperienza fatta negli ultimi dieci anni in campo biomeccanico da parte di chi scrive, si è assistito a una graduale ma costante crescita delle problematiche da sovraccarico della parte alta della schiena del tratto cervicale e delle braccia, in coincidenza con la diffusione sul mercato degli attacchi manubrio AheadSet, questa tendenza ha poi subito un’impennata esponenziale. Questo tipo di attacco, infatti, ineccepibile da un punto di vista tecnico e tecnologico viene montato direttamente sulla forcella che, una volta tagliata, non permette alcuna regolazione verso l’alto se non attraverso il montaggio “a rovescio”, con l’attacco che passa da posizione orizzontale a posizione inclinata basso verso alto. Il risultato, in termini di posizione, è stato quello di un aumento dello scarto sella-attacco medio adottato dai ciclisti e ciò anche al fine di soddisfare un canone, molto diffuso, di bellezza estetica della bici, che esige il manubrio molto più in basso rispetto alla sella. Lo svantaggio più importante di un elevato scarto fra sella e manubrio è proprio quello di un sovraccarico funzionale elevato a carico della muscolatura dorsale alta (trapezio, romboidi e paravertebrali) e a carico del tratto cervicale, costretto a una ipertensione al fine di garantire l’orizzontalità dello sguardo. In funzione dell’entità dello scarto sella-manubrio e delle capacità personali di tenuta, queste tensioni e questi dolori possono manifestarsi già dopo la prima ora di pedalata.
Le modulazioni
Una spiegazione del perché possano insorgere queste tensioni può essere ottenuta osservando la posizione del ciclista la cui bicicletta presenta il manubrio basso. Le braccia risultano tese, in appoggio sul manubrio, quasi a “puntellare” la caduta del tronco. La posizione di appoggio, e non di presa (come dovrebbe essere), è quasi esclusivamente sulla parte superiore della piega manubrio, corna o parte orizzontale, e solo raramente e con una certa difficoltà il ciclista riesce a tenere le mani nella posizione bassa. Non essendo la bicicletta da strada ammortizzata anteriormente, tutte le vibrazioni e i sussulti provenienti dal terreno vengono trasmessi in modo diretto alla parte dorsale alta, costringendo i muscoli di quella zona a un iperlavoro di tenuta.
La posizione eccessivamente bassa rispetto al manubrio è la stessa responsabile del dolore alla zona cervicale. In questo caso si verifica un iperlavoro dei muscoli estensori del capo, impegnati a mantenere esteso il capo al fine di garantire la visione orizzontale del ciclista. Una simile posizione, protratta per alcune ore,porta a una intossicazione locale della muscolatura cervicale responsabile, nel tempo, della perdita di elasticità dei tessuti di quella zona. Ora, come si può intuire, una posizione più alta della piega manubrio ed eventualmente più lunga, da adottasi in queste situazioni, è in grado di ridurre o di risolvere questo tipo di problema. Infatti, le braccia risultano più oblique verso avanti e leggermente flesse a livello del gomito, ciò permette di ammortizzare le vibrazioni e i contraccolpi provenienti dal terreno e di trasmetterli in modo meno diretto alla zona dorsale alta. Le mani sono in presa e non in appoggio sul manubrio, e la presa risulta comoda in tutte le posizioni. Anche il tratto cervicale trova giovamento da una tale posizione, in quanto il capo è già alto e l’ipertensione del collo è decisamente minore.
Regolazione.
Per concludere valori di distanza sella-manubrio e scarto sella-manubrio sono valori estremamente personali e personalizzabili in seguito a verifiche in funzione di diverse variabili. Esse sono un compromesso Delle diverse variabili messe in gioco: confort, efficienza biomeccanica ed aerodinamica, bilanciamento e guidabilità del mezzo. La posizione della piega manubrio rispetto alla sella deve essere tale da permettere di mantenere le mani comodamente nella curva della piega manubrio con gomiti leggermente piegati, in questo modo si ottengono i seguenti vantaggi: assorbimento delle tensioni che provengono dall’asfalto, da parte delle braccia che fungono da ammortizzatori, maggiore prontezza e sicurezza nel controllo della guida e nel cambio dei rapporti migliore risposta aerodinamica alle situazioni di gara grazie alla maggiore escursione in piegamento dei gomiti (la posizione aerodinamica ottimale, infatti, soprattutto tra gli amatori, non sempre è consentita, a causa della scarsa flessibilità del tratto lombare). Una posizione non ottimale in presenza di situazioni particolari (sforzi) o una regolazione estrema rispetto alle necessità anatomiche del ciclista, possono determinare l’insorgere di problemi da sovraccarico funzionale. Con una regolazione non adeguata dell’altezza della sella si possono verificare alcune problematiche da sovraccarico…
Sella troppo alta
In questa situazione,nella prima parte della spinta la gamba riesce a imprimere una buona potenza sui pedali, ma nell’ultima fase la spinta non è efficace, si ha un grande rallentamento del punto morto inferiore. La sella alta costringe la gamba a una maggiore distensione e a una conseguente oscillazione del bacino nella fase finale della spinta. Tale situazione può apportare alla schiena sollecitazioni tali da causare mal di schiena.
Sella troppo bassa
Questa situazione rende difficoltoso il superamento del punto morto superiore; il rallentamento nella rotazione del pedale che ne consegue e la condizione non ottimale del ginocchio e dei muscoli estensori determinano una fase inizia le di spinta limitata e una grande dispersione di energia. Nella fase finale il notevole piegamento del ginocchio nella fase della spinta è una condizione negativa e di alto rischio di usura delle cartilagini di questa articolazione. Inoltre il maggiore impegno degli adduttori nello stabilizzare la posizione del ginocchio durante la dinamica della pedalata può condurre, in alcuni casi, a dolori pubalgici.
Sella troppo arretrata
La posizione della gamba, in questo caso, determina un maggiore impegno muscolare del comparto posteriore, con minore coinvolgimento del quadricipite femorale che, quindi, non viene sfruttato al meglio delle sue potenzialità .Per quanto riguarda la fase di recupero, la maggiore distanza (in proiezione) dell’articolazione dell’anca dal pedale determina una maggiore resistenza nella risalita del pedale. Una sella troppo arretrata mettendo in sovraccarico la muscolatura posteriore, può condurre ad uno stress a livello delle inserzioni al ginocchio del bicipite femorale (laterale) e degli altri muscoli e tendini posteriori del ginocchio (interno o mediale).
Sella poco arretrata
Una sella poco arretrata (ginocchio molto in avanti) determina un aumento dell’impegno del quadricipite femorale con una limitazione della sinergia dì intervento nella spinta dei muscoli anteriori e posteriori della coscia.
Da tutto ciò si deduce che la posizione del ciclista sulla bici l’altezza della sella il buon allineamento anca-ginocchio-caviglia, sono i parametri più importanti da seguire per la prevenzione dei disturbi a carico del ginocchio. Una posizione troppo bassa della sella accentua i movimenti laterali del ginocchio quando si pedala, in particolare nella fase di passaggio e determina anche un maggior impegno dei muscoli adduttori (interno della coscia) e abduttori (esterno della coscia) nello stabilizzare la posizione del ginocchio in questa fase. La sella alta determina un minore piegamento del ginocchio, quindi riduce gli spostamenti laterali nei primi i 80° gradi di pedalata, però va a scapito di una maggiore oscillazione del bacino, che può predisporre a tensioni nella parte bassa della schiena.