Vita, Morte e Miracoli del Sovraspinato
Il Sovraspinato ha forma di triangolo rettangolo coricato, con il vertice che si allunga a raggiungere il trochite omerale. Nel movimento di abduzione viene a formare una leva ove la potenza (corpo del muscolo) è situata sulla spina della scapola e la resistenza (apice del triangolo) sull’omero.
Inizia la sua attività già prima della nascita. Fa parte di quel gruppo di muscoli responsabili dei movimenti fetali. Tanto è possibile perché la sua zona di ancoraggio (fossa sovraspinata) è già presente e solida negli ultimi mesi di gravidanza.
Alla nascita lavora come leva di primo genere vantaggiosa (braccio-potenza maggiore del braccio-resistenza).
Nel corso dell’osteogenesi, il corpo del muscolo rimane ancorato alla fossetta sulla spina della scapola mentre il capo distale si allunga a seguire la testa omerale (che si allontana dal fulcro). Queste variazioni (aumento braccio resistenza e spostamento del fulcro) finiscono per modificare gli elementi costitutivi della leva. Alla fine dello sviluppo la leva perde le caratteristiche vantaggiose che aveva alla nascita (e nella prima infanzia) perché sono cambiati la posizione e le proporzioni degli elementi costitutivi. Sono cambiati cioè la posizione del fulcro ed i parametri potenza-resistenza.
In pratica, a differenza degli altri muscoli dell’organismo, l’accrescimento interferisce sulla attività del sovraspinato fino a modificare il principio dell’equilibrio dei momenti. Ne risulta (a partire dai 20 anni di età) una riduzione della funzione (abduzione) a parità di potenza.
Mentre il deltoide, come tutti i muscoli dell’organismo, ci accompagna per tutta la vita, il sovraspinato ha una emivita che si aggira fra i 40 e 50 anni. A partire da questa età inizia una degenerazione fibrotica delle fibre muscolo-tendinee conseguente a progressiva riduzione di flusso ematico. La degenerazione involutiva (spesso con lesione successiva) inizia dal tratto distale (zona critica) per due motivi:
- Trattasi di una zona già scarsamente irrorata fin dalla nascita, ove, a partire dai 40-45 anni di età le arterie vanno incontro ad un invecchiamento precoce con ispessimento ed indurimento delle pareti medie e conseguente riduzione ulteriore del flusso ematico. In carenza di ossigeno e metaboliti le fibrocellule muscolari si “adattano” andando incontro a trasformazione fibrotica.
- Fenomeno chiamato wringing out, (compressione della testa omerale col braccio addotto e conseguente riduzione di apporto ematico).
La riduzione (fisiologica) del metabolismo (ed ossigenazione) porta alla sostituzione delle fibrocellule muscolari con fibre connettivali ialine. Tale processo, può essere rilevato anche da esami strumentali (RMN, Eco) in tanti soggetti che non hanno mai avuto problemi alle spalle. Viene segnalato dai Radiologi col termine di “tendinosi”. Di norma la fase di involuzione (trasformazione delle fibrocellule in tessuto fibroso) può durare dai 5 ai 15 anni (va dall’età di 40 ai 55 anni) e si esaurisce con la perdita della funzione abduttoria del sovraspinato. A partire da questa età il muscolo perde progressivamente la capacità contrattile per sostituzione delle fibrocellule muscolari con tessuto ialino-connettivale-lasso (che non è estensibile). In pratica, a partire dai 40 anni di età (a seguito di un deficit vascolare progressivo) inizia un processo di fibrotizzazione del tendine sovraspinato che porta alla morte funzionale del muscolo (il tendine è ancora presente ma costituito da tessuto fibroso che non esplica più alcuna funzione). Spesso (quando il processo di fibrotizzazione non è ancora completato) la contrazione delle residue fibrocellule muscolari può agire come forza traente sulle fibre già degenerate (azione che si può ripetere ad ogni contrazioni) fino alla loro rottura. Questo evento è asintomatico e solo raramente viene avvertito dal paziente. Non necessita di trauma, anche se spesso i pazienti riferiscono un episodio traumatico. Di norma la lesione del tendine è silente ed il paziente ne viene a conoscenza a seguito di esame occasionale. In molti casi un episodio di “spalla dolorosa”, anche transitorio, può essere la motivazione dell’esame strumentale (Eco o RMN). Si tratta quindi di processo fisiologico. Il paziente che legge il referto della RMN si preoccupa perché non sa che un tendine degenerato non può esercitare nessuna funzione e che una sua rottura non può interferire su una funzione che non c’è più. Il riscontro strumentale di una lesione e/o tendinosi del sovraspinato è solo un reperto occasionale che non ha niente a che vedere con la “spalla dolorosa”. Questa infatti nella maggioranza dei casi può guarire spontaneamente lasciando la “lesione” invariata. Il reperto strumentale rimane uguale anche a distanza di tempo, quando il paziente non ricorda più se la “spalla dolorosa” era stata la destra o la sinistra.
Il paziente si fa operare perché è convinto che la sintomatologia dolorosa della sua spalla sia causata da quella degenerazione e/o rottura tendinea. Crede che dopo l’intervento il tendine suturato riprenda a funzionare come nei primi anni di vita.
Non può sapere che a partire dai 35-40 anni quel tendine viene lentamente dismesso dall’organismo, come un ramo secco, per progressiva involuzione fibrotica. Nel giro di 10 o 15 anni il sovraspinato completa la sua regressione fino a diventare un tendine “insecchito” (tendinosi). A partire da questa età, in tutti gli organismi umani, la funzione di abduzione della spalla viene svolta solo dal deltoide. Il termine “tendinosi” riferito ai tendini del nostro organismo corrisponde al termine “secco” del mondo vegetale. Come un ramo “secco” non è più utile all’albero né per la sua ossigenazione né per la sua vegetazione, così il sovraspinato “tendinosico” non è più utile all’organismo nè per la vitalità dei tessuti né per la motilità della spalla. Come nel regno vegetale la riduzione di linfa vitale porta alla trasformazione di un ramo verde in ramo secco così nell’organismo umano la riduzione del flusso ematico nella cuffia rotatori porta alla trasformazione del tessuto muscolo-tendineo attivo (fibrocellule muscolari) in tessuto fibrotico-ialino (inestensibile) ”rinsecchito”ed inattivo. In entrambi i casi trattasi di processo fisiologico ben compensato. Nell’albero la funzione (ossigenazione,vegetazione e fioritura) viene vicariata da altri rami verdi. Nell’organismo la funzione (abduzione della spalla) viene vicariata dalle fibre anteriori del deltoide che si potenziano progressivamente a partire dalla seconda-terza decade di vita (man mano che si riduce l’attività del sovraspinato). Quando un ramo secco rimasto attaccato al tronco si spezza non provoca nessun danno alla pianta; nessuna interferenza con la vegetazione e la vitalità dell’albero. Allo stesso modo un sovraspinato tendinosico (rinsecchito) che si rompe non interferisce nè con la motalità della spalla né con la vitalità dei tessuti. In entrambi i casi trattasi di parti inattive di un organismo (vegetale o animale) che da tempo non esplicano più alcuna funzione. Tenere attaccato artificialmente un ramo secco non serve a farlo rifiorire. Allo stesso modo riattaccare o suturare un tendine rinsecchito (tendinosi) non può riattivare la sua funzione. Riscontri:
- Numerosi esami autoptici hanno rilevato la presenza di tendini sovraspinati totalmente degenerati e lacerati in pazienti (spesso atleti) dopo i 50 anni di età che non avevano mai lamentato problemi alle spalle.
- EMG eseguite in pazienti “guariti” a seguito di intervento artroscopico (o a cielo aperto) di sutura del sovraspinato, hanno evidenziato un muscolo privo di risposta a qualsiasi stimolo.
- EMG eseguite a seguito di blocco anestetico del nervo sovrascapolare (che innerva il muscolo sovraspinato) hanno dimostrato che la perdita di questo muscolo non impedisce l’abduzione e non rallenta neanche l’inizio del movimento (gli Inglesi avevano definito il sovraspinato lo “starter” dell’abduzione). Viceversa in nessun caso una spalla si potrà mai sollevare (abduzione) se vi è una paresi del circonflesso (o ascellare) che innerva il deltoide.
Infine, contrariamente a quanto creduto, va riconosciuto che una seppur piccola partecipazione al movimento di abduzione viene esercitata dal capo lungo del bicipite perché dagli esami elettromiografici risulta che, se sezionato, potrebbe portare ad una perdita di potenza della funzione abduttoria fino al 20% (se non compensata con la massiccia muscolatura delle fibre acromiali del deltoide).
Tutti i giorni, in decine di sale operatorie di Ospedali pubblici e privati, si celebra la riesumazione di questi tendini (sovraspinati) fisiologicamente morti che vengono “miracolosamente resuscitati” con qualche punto di sutura (?).
Dottor Claudio Perrino